ISIDORE ISOU Compendio di un'introduzione a venire di Sandro Ricaldone Che sia occorso ad Ungaretti, anarchico in
gioventù oltre che grande console di Francia nell'immaginaria repubblica
ceccardiana d'Apua e, soprattutto, estremo scarnificatore del verso, ridotto ad
un impianto fondato sulla parola o, addirittura, su ritmi di scansione
sillabica, di munire un giovanissimo poeta rumeno - incontrato a Roma durante
la sua marcia d'avvicinamento a Parigi - nell'immediato dopoguerra, d'una
lettera di presentazione a Jean Paulhan non è da considerarsi circostanza
semplicemente casuale, bensì (piuttosto) uno di quegli inavvertiti passaggi di
consegne che talvolta segnano simbolicamente la vicenda della poesia. Poco più' d'un anno dopo, nel 1947, Isou
pubblicava infatti nella capitale francese, presso Gallimard, la sua
"Introduction à une nouvelle poesie et à une nouvelle musique" in cui
- dopo aver analizzato gli svolgimenti della poesia universale, individuandovi
il succedersi d'una fase amplique (di ampiezza), narrativa ed aneddotica, da
Omero a Victor Hugo, e d'un moto ciselant, teso, in una linea che da Baudelaire
si estende in linea retta sino ad Apollinaire, alla concentrazione sul verso ed
alla sua frantumazione - propone la "distruzione delle parole" (considerate
misure aprioristiche) e la loro sostituzione con le lettere, atte "a
captare ogni sollecitazione", capaci d' "integrare tutto nel
Tutto", di agire "contro il linguaggio, per il piacere della
lingua". "La poesia che - nella fase
d'ampiezza - s'è data come pittura, nel suo stadio ciselant tende a volgersi in
musica". E al termine di questo processo la natura segnica e fonetica
della lettera la rivela come indissociabile dato elementare, grafico e sonoro
ad un tempo, a partire dal quale diviene possibile fondare una nuova espansione
ove i tratti poetico, plastico e musicale si rivelano strettamente intrecciati. E' questo il punto di partenza dell'
"avventura lettrista", nel cui ambito Isou non ha cessato
d'accumulare, negli anni, sovente con sensibile anticipo rispetto alla loro
divulgazione, elaborazioni teoriche, procedimenti e realizzazioni artistiche,
prassi comportamentali e profezie sociologiche (come quella del
"Soulévement de la Jeunesse" teorizzato da Isou nel "Traité d'economie
nucleaire" (1949), che prefigura il Maggio '68). Se in questa sede appare superfluo
analizzare partitamente l'impianto metodologico della ricostruzione, intrapresa
da Isou, del corpus delle discipline estetiche e scientifiche del nostro tempo,
nella quale l'aspirazione enciclopedica s'incrocia con una radicale volontà di
sovvertimento delle concezioni stabilite, ciò che importa notare è non tanto la
preminenza attribuita al momento teorico rispetto all'operatività concreta
(fattore comune a molte esperienze d'avanguardia) quanto la precisa
consapevolezza di tale squilibrio e la convalida che ne risulta. Isou oltrepassa d'acchito la posizione di
Valery, per il quale l'agire artistico rimane comunque destinato "a
compiersi in una qualche opera" per affermare nelle "Explications aux
critiques" (1941/44) che l'idea stessa - a prescindere dalla qualità della
sua traduzione nella materia - "è comunque una realizzazione" e vale
per le sue potenzialità, ancorchè meramente virtuali. E' dunque nella direzione di una progressiva
s/materializzazione dell'opera che s'indirizzano le pratiche elaborate da Isou
e dai Lettristi, sebbene una diversa impressione possa venir suggerita dalle
applicazioni in ambito plastico della metagrafia prima (1947) e quindi (1950)
dell'ipergrafia, definita da Isou come la "struttura entro cui tutti i
segni alfabetici acquisiti dai popoli scomparsi e da quelli tuttora esistenti
vengono ripresi per la prima volta, riorganizzati in milioni di maniere
differenti e superati dai segni artificiali inventati dai miei compagni e da
me", apparentemente indirizzata alla fondazione di una poetica visuale del
segno. Ma sia la frammentazione della parola, sia
la teorizzazione del silenzio, che dalla complementarità tra
"instant-bruit" e "instant-silence" - presenza invisibile,
"granulation du néant" - sostenuta nella "Premiere epitre aux
lettristes" approdera' nel 1959 alla scoperta dell'afonismo (dominio
estetico del silenzio), s'inscrivono nella prospettiva di un definitivo
superamento di opportunità estetiche già esplorate (e perciò da sopprimere
attraverso un procedimento detto di politanasia), mentre l'estapeirismo -
metodo di virtualizzazione in cui gli elementi presentati hanno la funzione di
evocarne altri, possibili od inesistenti, proposto nella "Introduction à
l'esthétique imaginaire", 1956 - s'immette gia' decisamente in un ambito
di immaterialità ed indeterminazione. In campo cinematografico Isou interviene
nel 1951 con il "Traité de bave et d'eternité", dispiegando una
strategia volta alla dissoluzione dell'unitarieta' dell'opera attraverso il
montaggio discrepante (che abolisce la sincronia tra immagine e colonna
sonora), inquadrature prive d'interesse, l'aggressione dell'immagine stessa con
graffi, macchie, strappi e delineando altresì una prospettiva metafilmica
grazie all'introduzione nella vicenda del lancio d'un "Manifeste du cinema
novateur" che enfatizza i criteri di realizzazione della pellicola. Nell'ambito della creazione plastica,
un'importanza del tutto particolare assume la meca-estetica integrale (la cui
formulazione risale all' "Esthétique du cinema", 1952) che sancisce
la possibilità di utilizzazione, a fini estetici, d'ogni materiale esistente od
a venire. Da essa discende una sperimentazione vastissima di supporti inediti
che dà luogo alla plastica "polverista" così come alla plastica
liquida, alla scultura parlante, ai mobiles vivants, alla pittura
escrementizia, all'arte vegetale ecc.. E ancora vanno menzionate la meccanica
supertemporale (1960) aprendo l'opera all'intervento del pubblico - invitato da
Isou a "utilizzare i quadri, i supporti e gli strumenti dislocati in
galleria per sovraccaricarli d'opere, completarli, ricominciarli, abbandonarli
e ricominciarli ancora" - l'immette in un flusso temporale tendenzialmente
infinito; la plastica a-ottica in cui la discussione sull'opera (inesistente)
sostituisce l'opera stessa; l'arte corporale, "omologata" dal
movimento lettrista in testi che risalgono al 1950 come saggio premesso a
"Les Journaux des Dieux", che contempla la possibilità "di
sedersi, fumare, bere nel romanzo (metagrafico)" che sarà "abitato,
riempito di persone". Anche a voler prescindere da ogni
questione circa l'effettiva influenza del Lettrismo su tendenze come la poesia
sonora, la scrittura visuale, l'Abstraction lyrique (Mathieu), il cinema della
Nouvelle Vague e Underground, il Nouveau Réalisme (Klein), il coté europeo di
Fluxus (Ben), l'Arte Povera, la Body Art, il Concettuale, risulta comunque
palese l'ampiezza e la sistematicità dello sforzo di riformulazione dell'artisticitè
contemporanea sostenuto da Isou. E ci s'accorge, oggi, che la sua avventura
creativa è stata realmente la "valanga" ch'egli aveva annunciato nel
suo primo manifesto, poco meno di cinquant'anni fa'. Dal catalogo della mostra personale di
Isidore Isou alla Galleria Unimedia di Caterina Gualco Genova, novembre 1989 - gennaio 1990 >>> TORNA ALLA PAGINA
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