IL GIARDINO D'ALBISOLA Intervista a Umberto Gambetta a cura di Sandro Ricaldone Del resto io non l'ho neanche conosciuto,
Jorn, personalmente, subito. Era mia moglie che si serviva nello stesso negozio
di verdure della sua e dopo un po' sono diventate amiche. Così, quando sono
andati a Parigi hanno lasciato a noi la figlia. Intanto ci eravamo incontrati.
Jorn a quell'epoca (sarà stato il '56-'57) non era considerato dalla gente, era
ancora il periodo in cui letteralmente dava via un quadro per un piatto di
minestra, poi le cose sono cambiate, è naturale. L'anno dopo ha comprato quassù. Comprato
sì, ma a diecimila lire al mese, quando le aveva... Comunque ha fatto un
affare, per un milione ha preso tutto. Era una casa di contadini,
"Gambadelegnu" li chiamavano, ridotta però ad un rudere. Jorn mi
dice: "Vieni su che andiamo a vedere una casa che ho comprato". Io ho
creduto che fosse una casa abbastanza in ordine e invece... Qui attorno era
tutto un roveto: io andavo avanti con la falce, a far strada. Qui dove adesso
c'è la cucina allora c'era un pozzo e sopra un pavimento di legno. Abbiamo
rifatto il pavimento, poi quando si doveva mettere la soletta per il soffitto
Jorn è andato a Milano a prendere i soldi che servivano. E' rimasto via undici
mesi! Quando è tornato la soletta era già fatta da un pezzo. L'altra casa, quella più verso Savona,
l'abbiamo presa in un secondo tempo. Anche la cisterna non era compresa nel
primo lotto, non sapevamo neppure che ci fosse, era tutta coperta dalla
vegetazione. C'e stato parecchio da fare per sistemare
tutto: Jorn in particolare ha fatto questa parete grande in cucina, e le due
appena fuori, più libere, dove poi ho messo la veranda. Le maschere di ceramica
vicino alla porticina che mette da fuori al piano di sopra, le abbiamo murate
insieme, ma tante cose le ho messe su io, dove mi pareva meglio: per esempio
quello, che è il bozzetto per Aarhus, uno dei lavori in ceramica piu' grandi
che esistano, l'avevo messo, prima, su un'altra parete. Le piastrelle per i vialetti siamo andati
a prenderle al fiume, dove le gettavano, rotte; portavo dalla fabbrica degli
isolatori di scarto e li usavamo come colonnine, come supporti per le sculture:
ce ne sono qui in giro diverse, anche di Farfa, che lui aveva riscoperto, e di
Eliseo Salino. Di qui si può dire che siano passati tutti
i più grandi della sua generazione. Jorn voleva che anche dopo che se ne fosse
andato rimanesse un punto d'incontro. Aveva pensato che potessero venirci a
lavorare degli artisti, anche per questo ha lasciato la proprietà al Comune. (1986) >>> TORNA ALLA PAGINA
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